Governo e emigrazione, nulla cambia
Dal marzo 2018, quando i 5 Stelle sembravano essere diventati il “partito del sud”, sembrava che il Mezzogiorno potesse tornare al centro della politica nazionale e che l’emigrazione dal Sud diventasse una cosa del passato. Invece, cambiano i partner dei grillini, ma la politica per il Sud rimane nell’ambito degli annunci, mentre i fatti rimangono a zero. Chiacchiere e distintivo. D’altro canto, anche i grillini hanno continuato la politica dei “ministri per il Sud senza portafoglio”. E così siamo passati dalla pugliese Barbara Lezzi al siciliano Giuseppe Provenzano. Tanti proclami!
Un tribuno non serve
Deve essere chiaro a tutti che un tribuno che parla soltanto non serve al Sud. Così come è estremamente dannoso l’assenza di un masterplan o di una visione condivisa di cosa dovrebbe essere il Mezzogiorno. A proposito di masterplan, che fine ha fatto quello sbandierato da Matteo Renzi nel 2015 e firmato dai governatori del Sud? Tanti buoni propositi, ma sembra che sia sparito anche quello. Governi che cambiano, da 160 anni, i ma i fatti sono sempre eguali.
L’emigrazione è la costante dall’unità d’Italia ad oggi
Una cosa che non cambia nel Sud è l’emigrazione. I dati indicano chiaramente che il Sud continua ad essere, esattamente come lo aveva definito Nicola Zitara, una colonia interna. Si è passati dalle grandi emigrazioni della fine del 1800 fino alla Seconda Guerra Mondiale, sotto la Monarchia Sabauda, passando poi per quelle incoraggiate dal Governo Repubblicano, per andare a lavorare nel Nord Italia o addirittura come merce di scambio con il Belgio, in cambio di carbone. Oggi l’emigrazione porta via anche i giovani che completano un percorso scolastico e universitario. Percorsi pagati dalle famiglie del Sud – classe dirigente prodotta per altri luoghi.
Insomma, è dai tempi dell’Unificazione dell’Italia che emigriamo e sembra proprio che nessun governo voglia smettere questa terribile tradizione. I dati parlano: tra il 2002 e il 2017 le persone emigrate dalle regioni del Sud sono state oltre 2 milioni, di cui 132.187 nel solo 2017. Di questi, i giovani sono tantissimi. Considerando anche i rientri e gli immigrati regolari che hanno deciso di stabilirsi nel Mezzogiorno, il saldo resta comunque negativo per 852.000 unità dal 2002 al 2017.
L’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel mezzogiorno (SVIMEZ) ha dichiarato che la ripresa dei flussi migratori rappresenta la vera emergenza meridionale.
I dati dell’emigrazione
I dati del 2017 danno una visione chiara di cosa sta succedendo al Mezzogiorno. Il saldo migratorio netto è pari a meno 68.602 persone, di cui 21.683 laureati. I giovani tra i 15 ed i 34 anni sono 47.326.
Tra il 2018 e il 2019, ante Covid-19, l’occupazione al Centro-Nord è cresciuta dello 0,3%. Nello stesso periodo il Sud ha perso l’1,7%. Rispetto ai livelli precedenti alla crisi degli ultimi 10 anni, al Sud si sono persi 265.000 posti di lavoro, mentre al Centro-Nord sono aumentati di ben 487.000. Due paesi. Inoltre, mentre al Centro-Nord aumentano i posti a tempo indeterminato, al Sud questi diminuiscono mentre aumentano i contratti a tempo determinato.
Meridionali nel governo: quale politica faranno?
I meridionalisti hanno la massima stima per Barbara Lezzi e per Giuseppe Provenzano. Quest’ultimo si batte come un leone per difendere il buon nome della nostra gente, ma come dice un vecchio detto, senza soldi non si cantano messe. Il tempo dei tribuni è passato. Abbiamo bisogno di un Ministro per il Sud con tanto di portafoglio e un masterplan condiviso dai nostri amministratori pubblici, imprenditori, sindacalisti, economisti e associazioni che rappresentano le istanze del territorio. Tutto il resto sono chiacchiere e distintivo.
Giuseppe Conte e Luigi Di Maio, così come il Presidente Sergio Mattarella, sono figli del nostro territorio. Devono comprendere la gravità della situazione del Sud, specialmente con la crisi che si è aggravata a conseguenza della pandemia e il dirottamento di risorse destinate al Sud verso altre direzioni. Se non agiscono a favore del Sud, i loro nomi saranno aggiunti a quelli di tanti altri politici nati nel Mezzogiorno, ma funzionali alla politica nazionale nord-centrica, in atto in Italia dal 1861.
Alessandro Citarella — Segretario Politico dei Meridionalisti Democratici