San Giorgio fa il bis
Il Sindaco di San Giorgio a Cremano, Giorgio Zinno, ha ripetuto lo scorso 13 aprile quanto fece 21 anni prima un suo predecessore, Aldo Vella. Zinno e Vella hanno in comune la rimozione di due importanti nomi risorgimentali dalla toponomastica cittadina. L’attuale sindaco ha sostituito Vittorio Emanuele II con Carlo di Borbone. Invece, nel 1998 il Sindaco Vella sostituì Giuseppe Garibaldi con il sangiorgese Massimo Troisi.
Sindaci per la verità storica
Zinno e Vella fanno entrambi parte di quella sinistra che non ha mai voluto abbandonare il meridionalismo. Entrambi sono dei meridionalisti moderni i quali, oltre a praticare la buona amministrazione, cercano di rimettere in ordine la narrazione storica. Sono sempre di più i sindaci che prendono iniziative in contrasto con la storia scritta dai vincitori, ma la schiera risorgimentalista è ancora molto forte. Infatti, sono tanti quelli che hanno paura di contrastare la versione ufficiale della storia unitaria ovvero quella di un Sud liberato dallo straniero.
Perché è importante rimuovere i nomi risorgimentali dalle strade del Sud? E’ necessario porsi questa domanda perché a fronte di problemi gravi come la disoccupazione, la malasanità e il crimine organizzato, sembrerebbe un aspetto secondario.
Buona politica territoriale e identità
Invece, esiste un nesso ben determinato tra buona politica territoriale e identità, così ne esiste uno fra quest’ultima e la corretta narrazione storica. E’ difficile immaginare una classe dirigente competente con un forte senso d’identità che svenda gli interessi del proprio territorio. Potrebbe sbagliare politica. Potrebbe essere vittima di una convinzione ideologica che fa prendere delle decisioni errate. Ma non tradirebbe coscienziosamente il suo popolo per meri interessi personali.
L’identità di un popolo si tramanda attraverso vari meccanismi, dalla lingua alla letteratura, dalle tradizioni al racconto degli accadimenti storici. Il popolo meridionale è riuscito a salvaguardare la sua letteratura, la sua musica, le sue lingue (almeno nelle forme parlate). E’ riuscito a conservare e tramandare le sue tradizioni anche nella diaspora, con feste meridionali celebrate in tutto il mondo, dovunque ci sia un raggruppamento di napoletani o siciliani. Invece, la storia del Sud, specialmente per quanto attiene il periodo preunitario, ma non solo, è in larga parte, falsata.
La falsificazione come strumento di dominio
Questa falsificazione è stata necessaria affinché le classi dominanti del Nord potessero creare il consenso, in senso gramsciano, necessario per giustificare l’annessione delle Due Sicilie al Piemonte. Era necessario convincere il Sud (ma non solo) che veniva liberato dallo straniero e che con l’Unità avrebbe migliorato una presunta arretratezza economica e sociale.
Identità e riscatto
E’ importante ristabilire la verità storica per spiegare come le politiche italiane, a trazione nordista, abbiano trovato negli ultimi 150 anni l’humus giusto proprio nella debolezza identitaria del Sud. Le classi dirigenti del Sud, ed in particolare quella politica, hanno enormi responsabilità per la disuguaglianza territoriale sempre più marcata. Sono esse che si sono vendute agli interessi del Nord attraverso il trasformismo, il clientelismo e la collusione con il crimine organizzato.
Il riscatto e il rilancio dei territori avverrà solo quando le classi dirigenti meridionali sapranno coniugare la competenza con l’orgoglio identitario. Rimuovere dalle strade i nomi di chi ha sottomesso il Sud agli interessi prima del Piemonte e poi dei poteri forti del Nord, è un passo fondamentale. Non è più accettabile sopportare ogni giorno la presenza dei nomi di Garibaldi, di Cavour, di Vittorio Emanuele, dei Mille, e così via, nelle nostre strade, per ricordarci di essere sottomessi.
L’esempio di San Giorgio
È giunta anche l’ora per ricordare i nostri eroi e martiri del processo unitario intitolandogli strade e monumenti. San Giorgio ha dato già un potente messaggio identitario quando, il 19 dicembre 2015, fu la prima città a dedicare una strada ai Martiri di Pietrarsa, esempio seguito da altre città del Sud, come la stessa Napoli. Anche in quell’occasione, fu importante il contributo dell’assessore meridionalista sangiorgese, Pietro de Martino, che volle fortemente ricordare i lavoratori caduti sotto il fuoco dei bersaglieri a Portici il 6 agosto 1863, mentre scioperavano a difesa del proprio lavoro.
Bene hanno fatto prima il Sindaco Aldo Vella e poi il Sindaco Giorgio Zinno nel cancellare dalle strade di San Giorgio prima Garibaldi e poi Vittorio Emanuele II. Speriamo che presto tante altre città del Sud prendano esempio da San Giorgio.