RISULTATI ELETTORALI IN EMILIA ROMAGNA: LA TENUTA DEMOCRATICA
I meridionalisti democratici valutano i risultati elettorali nelle regioni che non rientrano geograficamente nel “Mezzogiorno” utilizzando due parametri. Il primo è l’effetto sulla democrazia, cioè sullo stato di diritto, sui diritti civili e i diritti sociali. Il secondo è il prevedibile effetto sulle politiche nazionali che influenzano la discriminazione territoriale che danneggia il Mezzogiorno dall’Unità d’Italia in poi.
Per quanto riguarda la tenuta democratica e lo stato di diritto, la sconfitta della Lega Nord in Emilia Romagna è un’ottima notizia. Infatti, mentre la Lega guadagna voti rispetto alle consultazioni regionali del 2014, perde voti e punti percentuali rispetto alle europee del 2019. E’ positivo che il fronte anti-leghista abbia portato migliaia di giovani in piazza, stufi di ascoltare la demagogia populista leghista.
COALIZIONI NORDISTE
Per quanto riguarda l’effetto sulla discriminazione territoriale, purtroppo, registriamo che sia i partiti che formano la coalizione vincente a trazione PD sia quelli che formano l’opposizione di centrodestra sono composti dai soliti noti. Cioè sono gli stessi che hanno ideato e applicato le politiche che sino ad ora hanno favorito lo sviluppo del Centro-Nord a danno del Mezzogiorno. Sono i partiti ed i politici delle sovvenzioni al Parmigiano Reggiano a danno di tutti gli altri formaggi italiani. In buona sostanza se possiamo dirci rassicurati per le sorti della democrazia e dello stato di diritto, non possiamo gioire per prospettive politiche atte a ridurre il gap fra Centro-Nord e Mezzogiorno: nulla di nuovo su questo fronte!
IN CALABRIA VINCE IL PARTITO DEL “NON-VOTO”
I risultati elettorali in Calabria, hanno un solo “vero vincitore”; confermano, infatti, la vittoria del partito del non-voto, poiché il 56% degli aventi diritto si è astenuto. Le percentuali sono identiche alle regionali del 2014 e le europee del 2019. Solo nelle politiche del 2018, l’astensione scese al 37,4%. Insomma, la disaffezione per la politica, e soprattutto per i partiti nazionali è altissima.
CROLLA IL MOVIMENTO 5 STELLE
Tra questi, in particolare, si registra il crollo del Movimento 5 Stelle. Nelle politiche del 2018 aveva ottenuto 406.895 voti, pari al 43,39% del voto. Nelle europee del 2019 era sceso a 194.695 voti, pari al 26,69%. Ora, nelle regionali calabresi del 2020, è sceso a 48.784 voti, pari al 6,27%. Un vero disastro. I grillini pagano caro sia l’alleanza con la Lega Nord sia quella con il PD e ancora di più il fatto di non essere stati in grado di produrre soluzioni politiche ai problemi del mezzoggiorno.
Come quasi tutti i movimenti di protesta, si sono dissolti per mancanza di proposte concrete, realizzabili e soprattutto sostenibili! Innanzi, per esempio, all’elettorato del Sud, Luigi Di Maio e tutta la direzione pentastellata sono colpevoli di non aver realizzato alcuna proposta politica meridionalista nel corso di due anni ininterrotti di presenza al governo! In posizioni apicali! La bufala del reddito di cittadinanza è diventata un boomerang per Grillo, Casaleggio e compagnia “cantante”.
IL PD RIFIUTA IL MERIDIONALISMO E PERDE
Il PD perde il governo della Calabria perché, com’è già avvenuto in Basilicata, si ostina a rifiutare di proporre apertamente una politica che miri a ridurre il gap fra Centro Nord e Mezzogiorno. Qualche anno fa, il PD poteva contare sulla quasi totalità dei governatori delle regioni del Sud peninsulare e la Sicilia. I governatori PD decisero di non fare squadra, di non rappresentare degnamente ed in modo unitario gli ex territori delle Due Sicilie, permettendo a Matteo Renzi di stabilire rapporti individuali ed esclusivi in ogni regione, riducendo, di fatto, la forza collettiva del Mezzogiorno. Renzi è andato a casa, e ora uno ad uno i governatori del Sud stanno cedendo il passo al centro-destra.
LA LEGA NORD PERDE CONSENSI MA ENTRA NEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA CALABRIA
All’interno della coalizione di centro-destra, la Lega Nord, paradossalmente, in Calabria ha fatto un notevole passo indietro rispetto alle scorse elezioni europee in termini di consenso percentuale. Oggi può contare sul 12,25% del voto valido, con 95,400 elettori calabresi. È una caduta notevole rispetto alle europee dello scorso anno quando prese 164.915 voti, pari al 22,61% di quelli validi. Nonostante ciò, nostro malgrado, siederà per la prima nel governo regionale.
RISULTATI ELETTORALI AL SUD: INDICAZIONI PER L’ATTIVITÀ MERIDIONALISTA
I risultati regionali calabresi, come quelli lucani dello scorso anno, indicano chiaramente che la popolazione di queste due regioni continua ad essere in gran parte astensionista. In Calabria, l’astensione raggiunse il 56% mentre in Basilicata è stata del 46,48%.
L’astensione dei meridionali è espressione di voto/protesta meridionalista? Questa deve essere la sfida dell’azione meridionalista. I meridionalisti devono presentare un chiaro programma politico che miri a colmare il gap fra Centro-Nord e il Mezzogiorno. Devono indicare senza indugio cosa deve fare il governo nazionale per favorire la creazione di imprese nel Sud. Il meridionalismo deve essere una “piattaforma di proposte”.
Solo una politica che crei sviluppo economico sostenibile, quindi imprese, potrà creare posti di lavoro e trattenere i giovani nel Mezzogiorno. Servono politiche serie e di sostanza, volte alle infrastrutture, attente alle problematiche legate all’energia ed all’ambiente, e che propongano una rinascita dell’agricoltura. Devono essere rigettate le proposte alimentate da una visione del sud unicamente “polo turistico” o casa di riposo per i pensionati. Va rifiutata la logica assistenzialista. Servono politici meridionali e meridionalisti che non vendano il futuro del Mezzogiorno per una poltrona!
Consulta i risultati sul sito del Ministero dell’Interno