L’annoso dibattito sull’opportunità di costruire un ponte sullo Stretto di Messina si svolge su due piani, quello tecnico scientifico e quello politico. Non entro nel merito delle questioni tecnico scientifiche perché sono fuori dalle mie competenze accademiche e professionali. Condivido qui, invece, alcune riflessioni politiche rispetto alla procedura decisionale in atto.
Ponte senza analisi costi-benefici
Quando si propone una grande opera è fondamentale conoscere i costi, decidere dove reperire le risorse e spiegare ai cittadini i vantaggi che si prevedono per la collettività. Va fatta una analisi costi-benefici. È una pratica comune in tutto il mondo. Inoltre, nelle democrazie evolute, la cittadinanza è ben consapevole che ci sono risorse limitate per finanziare scuole, sanità, sicurezza, trasporti e così via. Idealmente, in una democrazia rappresentativa, si eleggono i rappresentanti territoriali, in primo luogo per mettere ordine alle priorità di spesa, affinché siano difesi gli interessi della collettività.
Lo scippo dei fondi sviluppo e coesione
Le notizie degli ultimi giorni sul tema Ponte hanno un sapore particolarmente amaro. Il ministro leghista dei trasporti, Matteo Salvini, ha annunciato che il finanziamento del progetto vedrà la sottrazione di circa 1,6 miliardi di euro dal Fondo di sviluppo e coesione destinato a Calabria e Sicilia. Saranno sacrificati tantissimi importanti progetti locali mentre il calcolo costi-benefici relativi al ponte rimane un mistero. Il dato più sconfortante è che i nostri rappresentanti meridionali, i nostri parlamentari e ministri meridionali e i nostri rappresentanti regionali, in particolare in Sicilia e in Calabria, vengono meno al loro fondamentale ruolo istituzionale. Non informano, non coinvolgono i loro elettori, ovvero la cittadinanza.
Consultazione popolare?
I cittadini calabri e siciliani non hanno mai partecipato ad una consultazione popolare rispetto alla proposta di costruire un ponte sullo stretto di Messina. A questo proposito, sulla sponda calabrese, il Sindaco di Catanzaro Nicola Fiorita (indipendente di Sinistra) chiede che “si faccia come prevede lo Statuto della Regione Calabria, un referendum consultivo su questa opera e sulla sua obiettiva utilità. Si pronunci il corpo elettorale calabrese se effettivamente vale la pena sacrificare tutto per una sola opera”.
Sulla sponda isolana, si ritorna a parlare di referendum. In un articolo pubblicato su “La Sicilia” il 13 dicembre 2023, Alfredo Zerbo ricorda che “Qualche anno fa anche l’ex presidente della Regione siciliana Nello Musumeci, in replica alla posizione del ministro Toninelli (che disse che non era una priorità), lanciò l’idea di indire un referendum tra i siciliani per capire se l’opera sia realmente condivisa dalla popolazione. E forse è giusto che siano i cittadini a scegliere il futuro di questa terra.”
Sarebbe ora.
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Davide Leo — Le posizioni dei partiti sul ponte sullo Stretto. 22 dicembre 2023
Raccolta articoli de “Il Quotidiano del Sud” sul Ponte sullo Stretto