Massimo Villone sconfigge Calderoli e Salvini

La manovra a forbice del professor Massimo Villone

Massimo Villone, professore emerito di Diritto costituzionale dell’Università “Federico II” di Napoli, aveva visto bene lo scorso gennaio. Allora, ci invitava a portare avanti una manovra a forbice contro l’Autonomia Differenziata. Da un lato ci esortava a spingere le nostre regioni affinché presentassero ricorso alla Corte Costituzionale asserendo l’incostituzionalità della legge.  Dall’altro premeva per una risposta democratica di piazza, come la raccolta di firme a favore di una richiesta di un referendum abrogativo.

La Corte Costituzionale, nella sua decisione del 14 novembre 2024, ha demolito alcuni aspetti fondamentali della legge, rimandandola al Parlamento.  In effetti, secondo il costituzionalista, la legge rimane valida, e non sì può escludere un tentativo leghista di rimetterla in piedi attraverso un’iniziativa parlamentare. Pertanto, la via del referendum abrogativo rimane in piedi, almeno fino a quando i supremi giudici non si pronunceranno sulla sua ammissibilità.

La sussidiarietà e l’uguaglianza assenti nell’Autonomia Differenziata

Il professor Villone, tuttavia, mette in risalto le difficoltà oggettive che i proponenti dell’Autonomia Differenziata incontreranno nell’intraprendere una possibile iniziativa parlamentare per salvare la legge.  Infatti, la Corte ha chiaramente indicato che qualsiasi autonomia dovrà “essere coerente con la Costituzione”.  Chiarisce che “la cornice individuata dalla Consulta è fatta di alcuni principi fondamentali, dalla sussidiarietà all’uguaglianza e all’unità della Repubblica.”  Secondo Villone, “Il trasferimento di funzioni non può essere un supermercato dove ogni Regione arriva e si prende quel che vuole, in blocco e senza ‘giustificazione’.”  Pertanto, il professore è dell’opinione che, per il momento, poiché la legge rimane valida, la richiesta di referendum è ancora in piedi. Sarà interessante vedere se la Corte Costituzionale vorrà dire altro sull’Autonomia Differenziata quando si esprimerà sull’ammissibilità del referendum abrogativo.

Il ruolo centrale del Parlamento

Un aspetto fondamentale della decisione dei giudici supremi è l’aver ribadito il ruolo centrale del Parlamento nel colmare i vuoti che hanno identificato nella legge.  Il giornalista economista Gianfranco Viesti ha messo in risalto questo punto in un articolo pubblicato su “Il Fatto Quotidiano” il 16 novembre 2024.

Viesti asserisce che la decisione della Corte costituzionale ha “riportato al centro di tutto il processo decisionale il Parlamento.”  Viesti denuncia che la “secessione dei ricchi” è una vera e propria lotta per il potere, condotta “al riparo dagli occhi dei cittadini.”

Ora, per Viesti i sostenitori della legge dovrebbero mettere fine alle trattative poco trasparenti sulle “intese” tra il Governo Meloni e le Regioni leghiste.  Per Viesti, il Parlamento deve prendere l’iniziativa rispetto alla legge, esercitando “il suo diritto-dovere di decidere se e quali funzioni dare alle regioni, con quali motivazioni, con quali meccanismi finanziari.”  Tutto questo, in linea con il pensiero del professor Villone, “in attesa di capire che sarà del referendum.”

La reazione dei politici eletti al Sud

Ora sarà interessante vedere cosa faranno i politici nostrani rispetto ai prossimi passi.  A gennaio denunciammo il tradimento del Sud da parte di 45 senatori che votarono per la legge “Calderoli”, dando un sostegno decisivo all’approvazione dell’Autonomia Differenziata”.  Già da qualche mese, diversi esponenti del centrodestra meridionale hanno manifestato la loro contrarietà rispetto ad una legge largamente impopolare tra i cittadini del Sud.  Anche l’eurodeputato campano di Forza Italia, Fulvio Martusciello, sembra convinto che l’Autonomia Differenziata è da mettere in soffitta. Per Martusciello, “La Consulta ha recepito quello che abbiamo scritto noi di Forza Italia sui Lep (Livelli essenziali delle prestazioni). La decisione cambia l’agenda delle riforme, oggi il governo ha altre priorità rispetto all’Autonomia. Penso che dobbiamo concentrarci su riforma della giustizia e premierato”.  Insomma, anche il centrodestra meridionale sembrerebbe dissociarsi da qualsiasi impegno nazionale per salvare la legge.

Uno dei senatori che tradirono il Sud lo scorso gennaio, votando a favore dell’Autonomia Differenziata, il leghista napoletano (si perdoni l’ossimoro) Gianluca Cantalamessa, prova a cantar vittoria.  Secondo il leghista nostrano: “La Consulta ha detto che l’Autonomia è in linea con la nostra Carta. Al netto di alcune cose che vanno sistemate in base a quello che rileva la Corte, la legge farà bene al Sud, ancora più che al Nord. Non è colpa dell’Autonomia se la situazione nel meridione è pesante, ma della politica clientelare del centrosinistra, proprio quei politici che sono i primi a essere contrari alla riforma”.

Anche il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, uno dei quattro governatori che ha presentato ricorso alla Consulta contro l’Autonomia Differenziata, è dell’idea che la legge Calderoli è ormai rottamata.  Per De Luca, “si blocca il cammino dell’Autonomia” e perché sarà necessario rivedere la legge ricominciando daccapo, “è probabile che non se ne faccia più niente”.

Il vasto fronte contro l’Autonomia Differenziata

Il fronte contro l’Autonomia Differenziata è un campo largo, composto da associazioni e movimenti meridionalisti, da organizzazioni sindacali e da persone che ancora credono nell’importanza sia del rispetto delle norme procedurali della Costituzione repubblicana, sia della sostanza dei temi, come nel caso dell’uguaglianza, e dei pari diritti di tutti i cittadini.

In attesa della sentenza definitiva della Corte Costituzionale per la riunione del 14 novembre scorso e della decisione che prenderà rispetto alla richiesta di referendum abrogativo, chiamiamo tutti i cittadini del Mezzogiorno nel rimanere informati e vigili, perché la battaglia contro l’Autonomia Differenziata è una battaglia non solo per il Sud ma per la difesa dei principi di uguaglianza e solidarietà.

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Nella foto, i leghisti Roberto Calderoli e Matteo Salvini…