La Macroregione Sud prende forma. O meglio, prende forma solo nelle interviste rilasciate da politici del centrodestra, come quelle che abbiamo già raccontato in un nostro articolo lo scorso 2 agosto. Siamo preoccupati che il concetto di Macroregione Sud possa divenire solo uno strumentale e temporaneo attrattore di voti “meridionalisti” per i partiti nazionali italiani. Partiti come Forza Italia, alleato della Lega Nord, o del Partito Democratico, legato ai poteri forti tosco-padani. Partiti che hanno portato avanti politiche che, negli ultimi 20 anni, sono stati e sono estremamente penalizzanti per il Sud.
Dopo le dichiarazioni estive di Gianni Alemanno, Mara Carfagna, Paolo Russo e Renata Polverini, ora tocca all’ex governatore della Campania, Stefano Caldoro. Tutti di destra o centrodestra.
Centrodestra e Macroregione Sud
“Il Mattino” online ha pubblicato oggi un’intervista con Caldoro sul tema dell’autonomia. Caldoro sostiene che anche a Sud è necessario che si svolgano dei referendum consultivi seguendo il modello lombardo-veneto del 22 ottobre 2017. Per l’ex governatore, è necessario rimarcare la disuguaglianza territoriale che esiste nei fatti.
Secondo Caldoro: “Siamo indietro su altri perché non riceviamo gli stessi finanziamenti. E qui diciamo più Stato. Per la sanità, il trasporto pubblico locale, il welfare. La spaccatura è nei fatti. Occorre colmarla. È il principio della perequazione. Duole constatare che nei fatti la sussidiarietà verticale non esiste, c’è invece uno squilibrio che avvantaggia i già avvantaggiati”.
Sembra di ascoltare l’ex leader di Unione Mediterranea, il nostro amico giornalista meridionalista Marco Esposito, mentre spiega la natura dell’attuale disuguaglianza territoriale. Esposito ci ha insegnato come vengono formulate le proposte di bilancio, basate sulla spesa storica e non sulle esigenze reali della nostra popolazione. Non sul numero dei bambini che vivono nel territorio, ma sul numero di asili che già esistono in quel luogo. Pertanto, se non hai già degli asili, non ti finanzio. Non importa quanti bambini ci siano o quali piani tu abbia già fatto per migliorare lo stato delle cose. Forse Caldoro avrà letto qualche ottimo articolo o testo di Marco Esposito.
Forzisti del Sud in gara con Leghisti e forzisti del Nord
Purtroppo, durante l’intervista, Caldoro riesce a rovinare, con poche battute, l’illusione di una sua apparente virata meridionalista. Il tallone d’Achille di ogni forzista che si esprime da meridionalista è il rapporto con la Lega Nord. Per Caldoro, “la battaglia competitiva con Salvini non è sbagliata. L’importante è che la Lega si occupi del Nord. Al Sud ci siamo noi”. Competizione all’interno della coalizione, ma si rimane alleati. Insomma, governo del centrodestra con una possibile contrapposizione fra forzisti del Sud, da un lato, e leghisti e forzisti del Nord, dall’altro. Questa prospettiva potrebbe essere la base di un film dell’horror per la gente del Sud – un film già visto – roba da suggerire all’ottimo Dario Argento. Ovviamente, horror per noi del Sud, ma da Oscar per leghisti e forzisti del nord.
Trasversalità della Macroregione del Sud
Caldoro si augura che gli esponenti meridionali del Partito Democratico appoggino un referendum consultivo sull’autonomia in risposta a quello lombardo-veneto. Per Caldoro è necessario “ un’azione nostra, popolare come il referendum settentrionale” affinché anche il Sud possa sedersi al tavolo col governo per discutere di autonomia. “Altrimenti, il tavolo lo aprono ma noi a quel tavolo non ci sediamo.” Secondo Caldoro, “chi ha a cuore il Sud, ha l’obbligo di appoggiarlo”. Caldoro si augura “un consenso trasversale su questo: dopotutto il Partito democratico in Lombardia e Veneto sostanzialmente sta con Maroni e Salvini sul referendum”.
Il pessimismo della ragione, l’ottimismo della volontà
Studieremo senza pregiudizi le proposte che l’ex governatore Caldoro metterà sul tavolo. Sarà interessante vedere se e come reagiranno gli esponenti meridionali del Partito Democratico, fra un litigio e un altro. Siamo gramsciani non solo nella nostra analisi meridionalista, ma anche nell’approcciare il rapporto con i politici dei partiti nazionali. Come diceva Antonio Gramsci, abbiamo il pessimismo della ragione, l’ottimismo della volontà.