Cesare Lombroso e i “tifosi” dell’Atalanta
Come sempre il razzismo antimeridionale non ha confini, anzi diventa sempre più “raffinato” nei messaggi. L’ultima chicca ce l’hanno regalata i tifosi bergamaschi durante la partita di semifinale di Coppa Italia disputatasi martedì 2 gennaio scorso al San Paolo. In pratica, essi hanno esibito una immagine di Cesare Lombroso durante la partita, aggiungendo al danno la beffa, o meglio l’offesa razzista. Cesare Lombroso, infatti, è il tristemente noto “scienziato” veronese per aver ideato delle folli teorie pseudoscientifiche per dimostrare l’inferiorità delle genti meridionali.
Le teorie razziste di Lombroso
Proprio quelle teorie, infatti, hanno ispirato gli altrettanto folli nazisti allorquando si adoperavano per massacrare etnie ritenute inferiori da far estinguere nel più breve lasso di tempo nei lager tedeschi. Un po’ come è accaduto, guarda caso, per noi meridionali quando fummo conquistati, senza una dichiarazione di guerra, dai savoiardi. Pensiamo, ad esempio, ai massacri perpetrati della popolazione inerme di Casalduni, Pontelandolfo e Bronte che rappresentano la più fulgida prova dell’applicazione sistematica della teoria lombrosiana.
Qualcuno potrebbe obiettare, giustamente, ma chi lo dice che quella immagine esposta al San Paolo abbia i connotati dell’insulto e dell’antimeridionalità? Ebbene la risposta è lampante. Lo dice la storia, perché uno straniero invasore ci fece perdere la dignità trattandoci da coloni infami e di “razza inferiore”. Questo è il messaggio forte che fu lanciato all’epoca e che oggi viene recepito da alcune tifoserie settentrionali e soprattutto dai leghisti.
Le bandiere del Regno delle Due Sicilie sequestrate
Ciò che lascia sgomenti è che non più tardi di due anni fa circa vennero sequestrate dagli agenti di polizia proprio all’entrata dello Stadio San Paolo centinaia di sciarpe con il simbolo del Regno delle due Sicilie, in alcuni casi minacciando di DASPO chi si rifiutasse di consegnare il “corpo del reato”.
Quale danno avrebbe recato quel simbolo storico? Ma soprattutto a chi avrebbe nociuto?
A nessuno perché non esiste in Italia alcuna apologia di reato per chi espone il vessillo Borbonico. Esso, al contrario, è simbolo di un Paese dignitoso e florido che non volle piegarsi alla tirannia sabauda, ma soprattutto simbolo di uno Stato sovrano pacifico e rispettoso delle regole internazionali contrariamente a chi venne fin quaggiù con il falso intento di procurarci una libertà che nella sostanza ci hanno tolto riducendoci a schiavi in casa nostra.
La mancanza di rispetto da parte dello Stato italiano
Ci aspettiamo da questo Stato maggiore rispetto per noi meridionali in quanto siamo cittadini come quelli che vivono oltre la linea gotica. In fondo paghiamo anche noi le tasse nonostante non ci torni quasi nulla in termini di servizi e di benessere. Pensiamo, infatti, ai tanti nostri giovani costretti ad emigrare ogni anno al nord o in paesi esteri per guadagnarsi il pane onestamente.
A questo punto, superata la fase dello sfogo giustificato dal nostro orgoglio, noi Meridem intendiamo proporre soluzioni.
Il materiale razzista va sequestrato all’entrata degli stadi
Poiché è lampante che una immagine come quella esposta l’altra sera al San Paolo è provocatoria, suggeriamo che gli agenti in servizio negli stadi meridionali vengano affiancati da esperti in grado di comprendere e determinare cosa può avere contenuto razzista nei confronti dell’avversario analizzando il materiale che i supporters hanno con sé ed eventualmente farlo sottoporre a sequestro. Ciò atteso che risulterebbe più difficile imporre agli agenti stessi una maggiore conoscenza di alcuni aspetti storici.
Ovviamente anche la tecnologia deve avere il suo ruolo. Infatti, si potrebbero utilizzare le telecamere degli stadi per individuare eventuali bandiere o striscioni con contenuti razzisti o offensivi.
Attualmente è già previsto che gli striscioni debbano essere autorizzati dalla Questura e dal Gos (Gruppo Speciale Operativo), composto dalla stessa questura, vigili del fuoco, delegato alla sicurezza dello stadio e che i tifosi, ai varchi del prefiltraggio dello stadio, vengano sottoposti a controllo da parte degli steward e forze dell’ordine.
Applicando le regole, Lombroso espulso dal San Paolo
Le regole già esistono, ma andrebbero semplicemente attuate sistematicamente ovunque e comunque a prescindere da dove si svolga l’evento sportivo. Non tutti sanno che la “DETERMINAZIONE relativa alla stagione 2009/2010 n. 14/2010 del 17 marzo 2010” del Ministero dell’Interno – Dipartimento della Pubblica Sicurezza, stabilisce che “… All’interno dell’impianto sportivo e dell’area riservata E’ VIETATO esternare qualsiasi forma di discriminazione razziale, etnica o religiosa o altre manifestazioni di intolleranza con cori o esposizione di scritte … costituisce reato: il travisamento …l’ostentazione di emblemi o simboli di associazioni che diffondano la discriminazione o la violenza per motivi razziali, etnici o religiosi…”.
Ora, se queste regole sono state ideate per il buon andamento degli eventi sportivi e per evitare gratuite offese, come è possibile che un simbolo come quello esposto dai bergamaschi trovi libero accesso negli stadi? Perché, al contrario, le forze dell’ordine si adoperano per sequestrare simboli borbonici che, al contrario, nulla hanno di offensivo? Dobbiamo, a questo punto, ritenere che sia fondata l’idea che chi comanda in questo Paese si è prefissato fin dall’Unità d’Italia l’intento di cancellare la memoria storica di noi uomini e donne del Sud al solo scopo di accettare acriticamente tutto ciò che dall’alto viene imposto?
Riteniamo che questa non sia solo una teoria, ma, ahinoi, una verità indiscutibile. Tutto ciò a tutela del Sistema precostituito a discapito degli interessi dei meridionali.
A questo stato di cose noi Meridem ci opporremo con tutti i mezzi legali che ci vengono messi a disposizione.
Lungi da noi di voler fomentare inutile odio, quello che rivendichiamo è soltanto rispetto e dignità per i cittadini del Mezzogiorno d’Italia atteso che la Costituzione sancisce all’articolo 3 il principio sacrosanto dell’uguaglianza di tutti i cittadini di questa penisola.