legge di bilancio 2025

Fortemente penalizzati investimenti e lavoro

Il memoriale SVIMEZ

legge di bilancio 2025 Lo SVIMEZ (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno) ha depositato alla Camera una memoria sulla Legge di Bilancio 2025.  L’Associazione denuncia che nel triennio 2025-2027 saranno ridotti di 5,3 miliardi di euro le risorse destinate a misure specifiche per il Mezzogiorno. In particolare saranno penalizzate la decontribuzione Sud, il Fondo interventi per il Mezzogiorno, il credito di imposta Zes Unica. Colpita anche lo sgravio contributivo neo-assunti nella Zes Unica. Saranno 1,78 miliardi in meno nel 2025; 2,92 miliardi in meno nel 2026; e 625 milioni in meno nel 2026.  Queste misure dovevano favorire gli investimenti al Sud e la riduzione del costo del lavoro. Lo scopo erano quelle di rendere il Sud più competitivo rispetto ad altre zone europee dove il costo del lavoro è significativamente più basso (come in Polonia).

Le misure del secondo governo Conte

Non tutti gli esperti concordavano che le misure prese nel 2020 dal Secondo Governo Conte erano sostenibili a lungo termine, in particolare per l’assenza di risorse finanziarie certe.  Inoltre, la Commissione europea si è sempre dichiarata contraria agli aiuti di stato a lungo termine.

Se non subirà ulteriori modifiche attraverso le centinaia di emendamenti presentati, la Legge di Bilancio 2025 eliminerà quel poco che era rimasto nelle iniziative governative romane per incentivare lo sviluppo del Sud.

Le dure parole del prof. Busetta

Colpiscono le durissime parole che il prof. Pietro Massimo Busetta ha espresso in un suo articolo pubblicato il 12 novembre 2024 su “Il Quotidiano del Sud”. Nel raccontare come il governo Meloni ha tolto al Sud 5,3 miliardi di finanziamenti per il prossimo triennio (2025-2027), il professore non usa mezzi termini: “Insomma una gran confusione che fa sì che chi deve investire non abbia alcuna certezza e scappi dalla realtà meridionale, mentre la successione di norme, per coloro che già sono localizzati al Sud, fa arricchire soltanto i consulenti che devono guidare le aziende, per cercare di conoscere ed utilizzare le norme che di volta in volta vengono cambiate, per usufruire dei vantaggi esistenti.”

Il professore è ancora più duro nella conclusione del suo articolo: “Sembrano dilettanti allo sbaraglio che si succedono, non si capisce se per incapacità… Poi qualcuno ancora ingenuamente si chiede perché il Mezzogiorno rimane indietro e si inalbera magari se alcuni affermano che questa continua ad essere una colonie interna.”

Il silenzio dei politici eletti al Sud

Nel condividere le durissime parole del professore, notiamo il silenzio dei politici eletti al Sud. Ribadiamo la necessità di creare un vasto fronte politico, sociale e associativo per combattere contro la discriminazione territoriale, chiedendo la piena attuazione, in particolare, del secondo comma dell’Articolo 3 della Costituzione: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”

 

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