La Corte Costituzionale boccia 7 aspetti centrali dell’Autonomia Differenziata rendendola, di fatto, inattuabile. Si ricorda che la legge, fortemente voluta da Roberto Calderoli, avrebbe permesso il passaggio delle competenze di 23 materie dallo Stato alle Regioni.
I ricorsi delle regioni
Quattro regioni, Puglia, Toscana, Sardegna e Campania, avevano presentato ricorso alla Corte sostenendo l’incostituzionalità dell’intera legge. La Corte, nella decisione del 14 novembre 2024, non ha accolto in pieno i ricorsi delle quattro regioni, cioè non ha considerato incostituzionale la legge in sé, ma ha deciso che sette elementi fondamentali sono illegittimi. Senza questi sette aspetti centrali, la legge non è attuabile.
Il comunicato della Corte Costituzionale
Pertanto, nel comunicato del 14 novembre 2024, diffusa dalla Corte si legge che: “Spetta al Parlamento, nell’esercizio della sua discrezionalità, colmare i vuoti derivanti dall’accoglimento di alcune delle questioni sollevate dalle ricorrenti, nel rispetto dei principi costituzionali, in modo da assicurare la piena funzionalità della legge.” Praticamente, la legge è stata rinviata al Parlamento.
I sette aspetti illegittimi
I sette aspetti centrali che la Corte ha considerato illegittimi sono:
Le materie
- “la possibilità che l’intesa tra lo Stato e la regione e la successiva legge di differenziazione trasferiscano materie o ambiti di materie, laddove la Corte ritiene che la devoluzione debba riguardare specifiche funzioni legislative e amministrative e debba essere giustificata, in relazione alla singola regione, alla luce del richiamato principio di sussidiarietà;”
Il ruolo del Parlamento
- “il conferimento di una delega legislativa per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali (LEP) priva di idonei criteri direttivi, con la conseguenza che la decisione sostanziale viene rimessa nelle mani del Governo, limitando il ruolo costituzionale del Parlamento;”
Chi determina i LEP
- “la previsione che sia un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri (dPCm) a determinare l’aggiornamento dei LEP;”
La Corte Costituzionale attacca la spesa storica
- “il ricorso alla procedura prevista dalla legge n. 197 del 2022 (legge di bilancio per il 2023) per la determinazione dei LEP con dPCm, sino all’entrata in vigore dei decreti legislativi previsti dalla stessa legge per definire i LEP”. La Corte chiarisce ulteriormente il suo pensiero su questo tema più avanti nel comunicato: “l’individuazione, tramite compartecipazioni al gettito di tributi erariali, delle risorse destinate alle funzioni trasferite dovrà avvenire non sulla base della spesa storica, bensì prendendo a riferimento costi e fabbisogni standard e criteri di efficienza, liberando risorse da mantenere in capo allo Stato per la copertura delle spese che, nonostante la devoluzione, restano comunque a carico dello stesso;”
Gettito dei tributi erariali
- “la possibilità di modificare, con decreto interministeriale, le aliquote della compartecipazione al gettito dei tributi erariali, prevista per finanziare le funzioni trasferite, in caso di scostamento tra il fabbisogno di spesa e l’andamento dello stesso gettito; in base a tale previsione, potrebbero essere premiate proprio le regioni inefficienti, che – dopo aver ottenuto dallo Stato le risorse finalizzate all’esercizio delle funzioni trasferite – non sono in grado di assicurare con quelle risorse il compiuto adempimento delle stesse funzioni;”
I vincoli di solidarietà
- “la facoltatività, piuttosto che la doverosità, per le regioni destinatarie della devoluzione, del concorso agli obiettivi di finanza pubblica, con conseguente indebolimento dei vincoli di solidarietà e unità della Repubblica;”
Le regioni a statuto speciale
- e infine, “l’estensione della legge n. 86 del 2024, e dunque dell’art. 116, terzo comma, Cost. alle regioni a statuto speciale, che invece, per ottenere maggiori forme di autonomia, possono ricorrere alle procedure previste dai loro statuti speciali.”
Le firme raccolte per il referendum contro l’Autonomia Differenziata
La nostra associazione ha raccolto, insieme a tante altre formazioni associative, politiche e sindacali, le firme per svolgere un referendum per abrogare la legge Calderoli. Oltre un milione e mezzo di cittadini hanno firmato. La decisione della Corte nega la necessità di svolgere il Referendum, ma non si deve abbassare la guardia. Pertanto, invitiamo i cittadini del nostro Mezzogiorno e coloro, a tutte le latitudini, che ritengono che l’uguaglianza e l’equità siano valori fondamentali, a partecipare a tutte le iniziative volte a contrastare qualsiasi misura che vada a ledere tali valori.
**************************************
Condividiamo qui l’intervento in diretta che il giornalista meridionalista Marco Esposito ha condotto oggi su Facebook, dove spiega la decisione della Corte Costituzionale e risponde alle domande poste dai partecipanti.
Il testo del comunicato della Corte Costituzionale è scaricabili qui.