La Commissione UE obbliga l’Italia ad investire al SUD
Dopo l’accoglimento della “petizione 34%”, presentata e portata avanti caparbiamente da due meridionalisti, ed il “cortese invito” della UE all’Italia ad applicarla più volte reiterato, siamo arrivati al dunque. La UE ha spiegato a tutti che vanno dati al Sud non solo i soldi che gli spettano ma anche altro.
Anche questo governo in palese ritardo
Solo parole abbiamo sentito dagli ultimi governi in merito all’abbattimento della disparità di trattamento tra nord e sud, che risale al 1861, ma niente programmi, salvo un’ammissione della Ministra Paola De Micheli che pochi giorni fa sosteneva che il Governo avrebbe destinato al Sud il 40% delle risorse vista la presa di posizione della UE. Una brutta ammissione su cui qualche partito politico tace ed altri addirittura tentano di farsene una medaglia.
Sul Sud l’Italia smascherata dalla Commissione UE
Il direttore generale per la Politica regionale della Commissione UE, Marc Lemaitre, il 7 ottobre 2019 dichiarò: “Gli sforzi europei fatti attraverso il bilancio comunitario sono stati neutralizzati dai tagli agli investimenti pubblici nel Mezzogiorno”. Qui aggiungo: “caro governo con tanto di Ministro per il Sud — i soldi per il Sud li avete avuti e li avete spesi per altri posti ed altre cose”.
Le cifre del nuovo “furto” al Sud dei fondi europei
Sono cifre impietose, le stesse di sempre, ma sono state dichiarate da una attenta politica di Bruxelles. L’accordo tra Italia e Bruxelles prevedeva per il periodo 2014-2016 un investimento al Sud di risorse pubbliche pari allo 0,47% del Pil del Mezzogiorno. Obiettivo mancato perché i dati parlano dello 0,40%. La differenza “sembra” minima ma lo 0,07 punti percentuali equivale a circa il 20% in meno di risorse pubbliche spese sul territorio, con una tendenza che non mostra cambiamenti.
Ancora più “furto” con la spesa statale
Nel triennio 2014-2017, il tasso d’investimenti italiano per il Sud è sceso allo 0,38%, Roma aveva garantito un livello di spesa pubblica al Sud pari allo 0,43% del Pil del Mezzogiorno per il 2014-2020. Si tratta di una cifra enorme sottratta al Sud mentre si sbandierano i successi e l’impegno per i meridionali dichiarato da Ministri “nati al Sud”. Due sono le cose, o ci sono oppure ci fanno. Io propendo per la seconda ipotesi perché l’ascarismo è il motivo che spinge alla rappresentanza politica questi signori.
La “promessa” UE dei tagli ai finanziamenti se non spesi al Sud
La Commissione Ue è stata non chiara ma lapidaria: elargirà i fondi solo dopo che saranno istituiti strumenti di controllo e verifica sulle spese. L’Europa taglierà i finanziamenti se stavolta non saranno spesi per il Sud. Le parole sono state poche, chiare, comprensibili e ben ripetute, a mo’ di avviso. Troppe volte l’Italia ha fatto la furba con i fondi europei. Dopo l’accoglimento della “petizione 34%” dei Meridionalisti a Bruxelles, che non è Roma, hanno aperto gli occhi, controllano e informano.
Siamo nati “federalisti europei” e vogliamo la Macroregione Meridionale
Questi appena esposti sono i motivi del nostro essere federalisti europei. Quei “paesi frugali” e politici europei, che forse nemmeno conoscono l’abbietta storia dell’unificazione dell’Italia, ci difendono. Piuttosto hanno ben capito cosa sia l’apartheid politico e finanziario perpetrato con l’aiuto di una classe dirigente locale che non rappresenta il territorio. Hanno capito che non sono “stupidi ignoranti” ma parte di un “sistema” di spoliazione che si può rompere solo se uno più grosso dell’Italia. L’Unione Europea, appunto, obbliga questi statisti da strapazzo a far esistere in UE anche il Sud.
La unificazione delle divise regioni del Sud darà una omogeneità all’economia del Sud e gli darà un potere contrattuale unico ed enorme verso uno stato-mammone e verso una classe politica locale che non avrà più alibi per nascondersi dietro un dito come fa oggi.
È tempo di riprenderci il nostro destino partecipando alla ri-costruzione delle nostre terre ed alla crescita di un Movimento Politico coerente, serio ed europeista. Un Movimento che badi all’unione dei popoli senza “competizione” ma con l’incontro delle rispettive identità culturali ed economiche. Questo piuttosto che spingere per essere “eguali” in una “piccola patria” additata ovunque sia per la bellezza ma anche per corruzione, colonialismo becero e apartheid verso i meridionali.
Alessandro Citarella — segretario politico dei Meridionalisti Democratici — Federalisti Europei