Pubblichiamo una nostra riflessione sull’attuale tragedia in corso che coinvolge violentemente i popoli che vivono in Israele e Palestina.
La nostra associazione ha come scopo il concreto riconoscimento dei diritti del popolo meridionale in linea con quanto stabilito dalla Costituzione repubblicana. In particolare, proponiamo la piena attuazione dell’articolo 3 che prevede l’obbligo da parte dello Stato di favorire l’uguaglianza sostanziale tra i cittadini, oltre all’uguaglianza formale dinanzi alla legge. Promuoviamo la risoluzione dell’annosa “Questione Meridionale” attraverso l’attività politica e culturale.
No alle discriminazioni in Israele e nel mondo arabo e islamico
Coerenti con questo ideale di progresso, emancipazione e di uguaglianza sostanziale oltre che formale, auspichiamo che i popoli che vivono in Israele, nei territori occupati da quest’ultimo, e anche nei territori e negli stati confinanti trovino la pace necessaria e la serenità, attraverso la guida illuminata di persone di buona volontà che riescano a mettere da parte secolari discriminazioni a carattere etnico-religioso che vengono strumentalizzate per alimentare l’odio alla base delle guerre, a beneficio di politici senza scrupoli e mercanti d’armi.
La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani
La nostra visione laica della società e delle istituzioni politiche che la governano ci porta a condannare ogni differenziazione formale o sostanziale attuata da uno Stato tra i cittadini per motivi di razza, di religione, di etnia, o di genere. La nostra ispirazione e guida è la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani firmata da ben 192 paesi che aderiscono alle Nazioni Unite.
Nell’intera area geografica del Medio Oriente tutti gli stati e le loro istituzioni sono fortemente influenzati da pregiudizi religiosi che creano disuguaglianze, violazioni dei diritti civili e umani, e sopraffazioni, anche fisiche. Le responsabilità sono trasversali, da chi ha voluto uno stato Ebraico a chi ne vuole uno Islamico, le conseguenze sulle minoranze sono le stesse: apartheid o eliminazione fisica.
I fatti delle ultime settimane in Israele e Palestina sono la logica conseguenza di anni di politiche che sostengono l’odio religioso e etnico e che fomentano disuguaglianze nei territori, sia governati da israeliani che altrove, nei territori governati da arabi e islamici.
No al terrorismo! No alla guerra!
Hamas non rappresenta il popolo palestinese. Questo è un fatto. La strage di civili israeliani perpetrata dai terroristi di Hamas è un atto criminale, punto e basta. Così come lo è la sua pratica di nascondersi tra civili palestinesi trasformandoli in scudi umani. È una organizzazione terroristica che non ha alcun diritto di parola.
La reazione militare israeliana a fronte delle azioni criminali di Hamas punisce l’innocente popolazione civile palestinese di Gaza. I bombardamenti israeliani che hanno causato migliaia di vittime devono essere condannati; non possono essere giustificati nel nome della guerra contro Hamas. Se Hamas si nasconde dietro i civili palestinesi, spetta a Israele capire come attaccare i criminali di Hamas senza torcere un solo capello ai civili palestinesi. I governanti israeliani dovranno essere giudicati per come hanno trattato e come trattano i civili palestinesi.
Israele e Palestina: il nostro pessimismo e la nostra speranza
Non possiamo che essere sfiduciati nel valutare le possibili soluzioni dell’attuale crisi perché non vediamo, tra i contendenti e tra coloro che ne condividono i confini, alcuna iniziativa e nessuno con la forza capace di trascinare il proprio popolo verso proposte di pace.
Tuttavia, vogliamo rimanere ottimisti perché sappiamo che ogni madre, israeliana o palestinese, non vorrebbe altro che pace e serenità per i propri figli. Forse sarà solo la forza delle madri, vittime con i loro bimbi, della brutale spirale di violenza, che potrà porre fine al massacro.