Dalla festa dei 5 Stelle emerge la conferma che visione della società da parte dei loro leader è fondamentalmente liberista. Anche quando sostengono iniziative apparentemente attente al sociale, queste sono funzionali solo ad evitare che la pace sociale sia turbata. Nella comunicazione utilizzano il concento del “non”, come, per esempio, il “non-partito”, il “non statuto” e la “non ideologia” per tenere le mani libere. In questo modo è possibile giustificare sempre qualsiasi scelta politica o alleanza che si voglia fare.
La strategia di Casaleggio
La strategia di Gianroberto Casaleggio, fondatore con Beppe Grillo del M5S, si basava sulla scomparsa delle ideologie, teorizzato dai liberisti americani negli anni 90. Con la morte di Gianroberto nel 2016, il figlio Davide ha preso il totale controllo dell’Associazione Rousseau, che di fatto gestisce il Movimento. La piattaforma Rousseau è praticamente blindata rispetto a qualsiasi controllo sia da parte degli stessi militanti grillini sia da parte osservatori esterni. Davide Casaleggio, nelle orme del padre, evita di pronunciare concetti ideologici o visionari, a parte vantarsi di essere un fautore della democrazia diretta.
I 5 stelle e la politica per il Sud
Da meridionalisti analizziamo sempre l’effetto delle attività di governo rispetto al gap fra Centro-Nord e Sud. Cerchiamo di comprendere se il divario va a ridursi, se rimane uguale o se addirittura va ad aumentare. Nel caso del precedente governo giallo-verde, il divario fra Centro-Nord e Sud è rimasto inalterato. Le poche iniziative infrastrutturali destinate al Sud erano già in programma da tempo, perché parte di programmi europei approvati anni fa. Invece, l’emigrazione dal Sud è continuata, indipendentemente dai proclami dei 5 Stelle. Ora stiamo valutando le attività del nuovo governo, prendendo atto che dalle prime dichiarazioni e iniziative sembrerebbero svilupparsi traiettorie un tantino più favorevoli al Sud. Ma si dovrà vedere nei fatti.
I “non” del Sud
Per un partito che si vanta dei suoi tanti “non”, è necessario ricordagli che il Sud vanta tantissimi “non”. Il Sud è quello delle “non” infrastrutture, del “non” lavoro, delle “non” attività produttive, e dei “non” esistenti livelli essenziali minimi per i servizi. Invece, è quello della emigrazione costante e del rischio povertà per addirittura il 41% della popolazione. E’ quello della disoccupazione giovanile e “non”. Insomma, dalla festa dei 5 Stelle di Napoli è emerso un “non” forte e chiaro. “Non” c’è una visione per il Sud così come “non” c’è alcun programma. Pertanto, il Sud è vittima del “non” programma per il Sud, da parte di chi aveva conquistato tanti voti nel Mezzogiorno nel lontanissimo marzo 2018…
Prendiamo le distanze dalle “non” visioni della società
Quindi prendiamo le distanze da chi ci spinge verso “non”-visioni della società, che poi, invece sono liberiste. Nei nostri territori abbiamo imparato che le uniche cose che funzionano sono legate alla gestione locale e volontaristica dei nostri cittadini. In quest’ottica è necessario unire il Sud peninsulare in una vasta macroregione autonoma capace di autogestirsi. Superando le burocrazie e inefficienze regionali, dando più forza alle province e ai comuni, nel pieno rispetto dei dettami della Costituzione repubblicana.
Colmare il gap fra Sud e Centro-Nord
Vogliamo rompere l’attuale sistema economico dove il Sud funge da colonia interna, fornitrice di braccia e menti per le aziende del Centro-Nord. Vogliamo superare il ruolo di un Sud solo cliente-consumatore dei prodotti del Centro-Nord. La nostra visione è chiara: lo stato facesse la sua parte nel creare le condizioni per la creazione di attività produttive al Sud. La popolazione del Sud esprima una classe dirigente competente e meritevole di rappresentarla. Non comprendiamo, pertanto, come la “non”-visione dei 5 Stelle possa servire al Sud. C’è un gap con il Centro-Nord, creato in 158 anni di storia “unitaria”, che va colmato con programmi e iniziative ben definite.
Alessandro Citarella — Segretario Politico dei Meridionalisti