Le balle di Luca Zaia e il federalismo avvelenato. Rilanciamo gli articoli di due giornalisti e autori meridionalisti, Lino Patruno e Pino Aprile, in risposta alla lettera del governatore del Veneto, Luca Zaia, rivolta ai meridionali.
Federalismo Avvelenato:
Risposta di Lino Patruno al veneto Zaia e alle sue bugie sul Sud
di Lino Patruno
Profilo Facebook di Lino Patruno del 25 gennaio 2019
La lettera di Zaia
<Eroica gente del Sud, rimango allibito da quanto sta accadendo sul progetto di autonomia del mio Veneto. Il Sud è una foresta che cresce, quotidianamente, ma che non ha mai avuto diritto di parola perché c’è sempre chi gli indica la strada sbagliata da percorrere. Nord e Sud hanno avuto un punto di partenza comune dopo la seconda guerra mondiale, ma resta innegabile che in questi decenni ci sia stata una divaricazione profonda. Alcuni territori, quelli del Nord, sono economicamente decollati; quelli del Sud non si sono invece mai affrancati, come sarebbe stato giusto attendersi visto il loro potenziale umano e ambientale.
Qualcosa quindi è accaduto. O, per meglio dire, non è accaduto al Sud. Anche senza una autonomia del Nord, in questi decenni il Sud non ha portato a casa nulla in termini di sviluppo. E non mi si venga a dire che abbia avuto meno opportunità del Nord come cospicui investimenti sul fronte infrastrutturale, dei fondi comunitari, degli aiuti di Stato, delle agevolazioni fiscali. Questa autonomia che viene dipinta ai cittadini come la morte del Sud è, invece, una grande opportunità per loro. La verità è che l’autonomia fa paura a molti amministratori del Sud, perché è una vera assunzione di responsabilità. Ma chi racconta che l’autonomia è un baratro per il Sud, dice qualcosa di contrario alla Costituzione vigente>.
Firmato: Luca Zaia, presidente della Regione Veneto.
Eroica gente del Sud
Illustre presidente Zaia, è l’“eroica” gente del Sud che le risponde. Ed eroica deve essere davvero visto che, come lei dice, cresce nonostante discriminazioni della spesa pubblica nazionale, sulla quale vorremmo informarla dato che lei non ne parla. Il Sud ha il 34 per cento della popolazione, ma questa spesa pubblica non ha mai superato finora il 28 per cento nonostante gli impegni (a parole) dei governi. Moltiplichi per decenni questa differenza di 40 miliardi l’anno e faccia sapere se ora, per ogni 100 euro del vostro reddito, il Sud ne avrebbe 50.
La vediamo, presidente, disinformata anche su altro. Sono i Conti pubblici territoriali a dire che la spesa pubblica dello Stato è per ogni cittadino del Centro Nord di 14.998 euro l’anno e di 12.033 per ogni cittadino meridionale. Questo si traduce in un livello di servizi pubblici al Sud sempre sotto il minimo indispensabile, e in un livello della qualità della vita per il quale il Sud secondo voi dovrebbe vergognarsi invece di avere scuse. E questo benché la qualità della vita meridionale abbia comunque pregi tali da far accorrere in vacanza al Sud molti dei suoi cittadini. Si dovrebbe imparare dal Sud che fa il più col meno, altro che.
Le balle sui motivi del “ritardo” del Sud
Se si ignorano queste cifre, presidente, è facile dire la bugia che il ritardo del Sud dipende dai meridionali: incapaci e piagnoni. Poi lei dice che Nord e Sud hanno avuto una partenza simile dopo la seconda guerra mondiale.
Meriterebbe zero in storia, ma può riparare. Le distruzioni al Sud non ebbero pari al Nord. Solo a Foggia per i bombardamenti ci furono 20 mila morti, dieci volte più di quelli di tutto il Centro Nord. E gli americani decisero il piano Marshall proprio perché consapevoli di ciò che avevano combinato nella loro risalita dell’Italia. Però quel piano fu speso quasi tutto al Nord, per il teorema secondo il quale, se cresceva il Nord, sarebbe cresciuto anche il Sud come bagaglio appresso. Anche per questo al Sud si volle rimediare con la Cassa per il Mezzogiorno. Furono interventi che ricostruirono il Sud, lo fecero crescere più del Nord e consentirono il miracolo economico italiano anche grazie alla solita emigrazione meridionale. Finché la Lega Nord di sua conoscenza non decise che fosse il Nord ad aver più diritti del Sud nonostante il divario. Altro che cospicui investimenti e agevolazioni fiscali.
Che fine hanno fatto i livelli minimi per i servizi pubblici e il fondo di perequazione?
Quanto al Sud, presidente Zaia, che avrebbe paura di una maggiore autonomia, lasciamo perdere. Il Sud ha accettato il federalismo della sua Lega, ritrovandosi con tasse locali più alte del Nord. Ma senza che il federalismo si sia occupato, dal 2001, di mantenere l’impegno di fissare il livello minimo al disotto del quale i servizi pubblici al Sud non avrebbero dovuto scendere. Né tanto meno l’altrettanto assicurato fondo di perequazione delle infrastrutture. Con queste condizioni preventive, il Sud non avrebbe affatto paura dell’autonomia. Ma perché lei non ne parla?
Signor presidente, lei non parla neanche dei nove decimi delle vostre tasse che vorreste trattenere sul vostro territorio come se fossero cosa vostra sottraendole al resto d’Italia e impoverendolo. E violando la Costituzione che invoca. Secondo voi i ricchi hanno più diritti solo perché più ricchi. Ma guardi che se non continuaste a beneficiare di tutto quanto detto, al Veneto toccherebbero meno soldi di oggi e l’autonomia non gli converrebbe. Il fatto è, presidente, che l’eroica gente del Sud, non avendo l’anello al naso, lo ha capito.
Federalismo Avvelenato
Lettera di Pino Aprile ai cittadini veneti: “Zaia vi inganna sull’autonomia, è stata studiata contro il Sud”
Terroni di Pino Aprile del 19 gennaio 2019
di Pino Aprile
La lettera di Zaia è piena di inganni
Leggo cosa scrive il vostro presidente ai cittadini del Sud, mentendo a voi e a loro (forse crede che abbiano l’anello al naso). La lettera è così zeppa di inganni, che mi limito a segnalarne soltanto alcuni. Il progetto separatista (Statuto della Lega, articolo1), chiamato Autonomia per nasconderne la vera sostanza, ha ottenuto il consenso di un veneto su due e di un lombardo su tre (ma si parla di “plebiscito”), per la distorta presentazione dei fatti e dei dati che riguardano la storia e l’economia.
Per Zaia siamo diventati “Eroica gente del Sud”: da quando, per la Lega, abbiamo smesso di essere terun de merda, porci (Bossi), topi da derattizzare (Calderoli), merdacce mediterranee (Borghezio), colerosi che puzzano più dei cani (Salvini)…, e mi fermo qui, perché Zaia, fra i massimi esponenti di quel partito che conta diversi condannati per razzismo, il campionario lo conosce meglio di me?
Le balle sul periodo dopo la Seconda Guerra Mondiale
“È indubbio che il Sud sia uscito dalla Seconda Guerra Mondiale ferito quanto il Nord, devastato, con una massiccia emigrazione… senza infrastrutture, con le città distrutte”. No, non quanto il Nord; i due anni di guerra combattuti al Sud fra tedeschi e Alleati provocarono distruzioni molto maggiori che al Nord: Napoli fu bombardata 105 volte ed ebbe ventimila morti, fu una delle città più martoriate dell’intero conflitto mondiale; Foggia fu rasa al suolo… E l’inflazione dovuta alle Am-lire che devastò quanto restava dell’economia meridionale non toccò il Nord. Ma i soldi per la ricostruzione, su pretesa della Confindustria e complicità del parlamento vennero requisiti dal Nord. Dei fondi Erp (European Recovery Program), solo un decimo andò al Sud; Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte furono i più beneficiati. Danni al Sud, risarcimenti al Nord, per l’avidità degli “erpivori” (copyright don Luigi Sturzo).
La differenza fra Nord e Sud inizia nel 1860-61
“Il Secondo Conflitto rappresenta un – anche se drammatico – punto di partenza comune”, scrive Zaia. Non è vero. Il punto di partenza per il Sud è il 1860-61, quando (in nome dell’Unità) è invaso senza dichiarazione di guerra, depredato di tutto, mentre quasi 1.500 Comuni si ribellano, centinaia di città e paesi vengono stretti d’assedio e privati dell’acqua, dei rifornimenti; centomila persone deportate senza condanna a Nord, 60mila soldati chiusi in campi di concentramento e, a causa della “guerra” (relazione del ministro Manna al re, approvata in Parlamento), al censimento del 1861 si trovano 458mila persone in meno, rispetto ai conteggi in base alla crescita annuale della popolazione sino al 1860.
Le più grandi fabbriche d’Italia erano a Sud, i due terzi degli studenti universitari italiani studiavano a Sud e il regno delle Due Sicilie aveva i due terzi di tutti i soldi dell’Italia “unita”. Le fabbriche vennero chiuse, distrutte o fatte fallire dirottando le commesse al Nord; l’oro delle banche prese la stessa via e ne derivò la miseria che portò all’emigrazione dei meridionali per la prima volta nella storia. I veneti emigravano da molto prima. Venezia ebbe l’università dopo l’Unità, come Milano, Napoli ha la più antica statale del mondo.
Perché non sono decollati i territori del Sud? Perché la lega ha dettato l’agenda politica
“Ma resta innegabile che in questi decenni si sia venuta producendo una divaricazione profonda. Alcuni territori, quelli del Nord, sono economicamente decollati; quelli del Sud, non si sono, invece, mai affrancati, come sarebbe stato giusto e legittimo attendersi, visto il loro potenziale umano e ambientale”.
E forse bisognerebbe dire perché e come sono o non sono “decollati”. In questi decenni, la Lega Nord ha dettato l’agenda politica. I conti pubblici territoriali hanno dimostrato che, delle risorse che dovrebbero essere distribuite uguali per tutti (sanità, scuola, trasporti…), a ogni meridionale sono stati dati 4.340 euro in meno all’anno, rispetto al Nord. Moltiplicate per venti milioni di persone e per dieci anni o più, come volete: centinaia di miliardi di euro in meno. Zaia finge di ignorare che al Sud si dovette creare la Cassa per il Mezzogiorno, per fare la metà, un terzo o molto meno (dipende dai settori) delle infrastrutture che senza Cassa per il Settentrione si facevano al Nord.
Ma alla Lega parve troppo pure quello e volle la chiusura della Cassa (se state per dire: a causa della corruzione, spiegatemi perché il Mose è ancora in piedi). Con la Lega al potere, il miliardo per ricerca e start up al Sud fu usato per l’illuminazione del Veneto, le compagnie di navigazione sul lago di Garda, l’industria bresciana delle armi; e così i fondi per le scuole terremotate (che sono in gran parte al Sud, cui andò solo il 3 per cento dei soldi), eccetera. Così son bravi tutti a decollare.
Turismo? Dove sono le nostre ferrovie?
“Il Veneto è la prima regione turistica d’Italia: 70 milioni di presenze, 17 miliardi di fatturato. I mari e i panorami del Sud non meriterebbero forse altrettanto? Qualcosa quindi è accaduto. O, per meglio dire, NON è accaduto al Sud”. E non lo sa, Zaia, cosa non è accaduto?
Non è accaduto che si facessero ferrovie, anche a velocità qualsiasi, a Sud, e Matera non è ancora raggiunta dalle FFSS dopo un secolo e mezzo; è accaduto che, a puro scopo di rastrellare risorse da sottrarre agli altri, continuano a farsi, solo a Nord, opere inutili ma costosissime, che procurano laute tangenti (al Mose: due euro in corruzione ogni euro in lavori); che i soldi per rattoppare le poche strade di Sicilia e Calabria furono presi da Tremonti per abbuonare l’Ici delle case di lusso; è accaduto che a Nord ci sia un aeroporto ogni 50 chilometri, in media, e ne è privo tutto il Sud continentale: Basilicata, Molise, mezza Calabria, Campania (salvo Napoli e la speranza di Salerno), Puglia del Nord e Abruzzo, tranne Pescara. E le strade sono quelle che sono, dove ci sono.
La bravura non è far arrivare 70 milioni di turisti con tutte le autostrade, le ferrovie e gli aeroporti possibili (e dalla contigua Austria, quasi a piedi…), ma farli scendere 1000-1500 chilometri più a Sud, con quelle strade, quei treni bestiame dismessi dal Nord, ma a tariffe inalterate, quegli aeroporti e ottenere i miracoli della Puglia e le percentuali di crescita record.
Gli investimenti importanti, quasi tutti al Nord
“E non mi si venga a dire che abbia avuto meno opportunità del Nord, in termini di cospicui investimenti sul fronte infrastrutturale, dei fondi comunitari, degli aiuti di Stato”. E come no! Tutte le grandi opere pubbliche sono solo al Nord; quelle cofinanziare dall’Europa, su 72, al Sud solo due, le più piccole; e così tutto: lo testimoniano tutti i bilanci possibili, tranne le chiacchiere leghiste da bar sport.
Ancora più disarmante che queste cose le dica Zaia, ministro all’agricoltura quando l’Agenzia per la promozione dell’agroalimentare italiano spendeva tutta la sua dotazione (e andando di altrettanto in deficit) solo per il Nord, anzi il Veneto; che nell’accordo con il Canada, per l’olio d’oliva, inseriva solo quello veneto (rarità per collezionisti, visto da un pugliese: dei 180 milioni di ulivi italiani, uno ogni tre è in Puglia); con i prodotti tutelati nell’accordo con la Cina che sono tutti del Nord, meno un paio; con i vini tutelati, 13, che sono tutti del Nord. E le rotte della seta che obbligano le navi a passare davanti ai porti del Sud e sbarcare solo a Genova e Trieste. Cosa è mancato? Ministri che non spaccassero il Paese per arricchire una regione e derubare i meridionali.
Questa Autonomia “è una grande opportunità” per il Sud, scrive Zaia. Se lo fosse, lui e la Lega la bloccherebbero. Da quando sta loro a cuore lo sviluppo del Sud che hanno sempre ostacolato?
Il federalismo avvelenato spaventa il sud, non l’autonomia
Stravolgendo la verità (nulla di nuovo) Zaia scrive: “l’autonomia fa paura a molti amministratori del Sud, perché essa è una vera assunzione di responsabilità… A queste spaventatissime istituzioni del Mezzogiorno, dico: non potete continuare a vendere ai vostri cittadini soltanto la suggestione che l’autonomia li farà morire”.
Saremo pure terroni, ma non scemi quanto sembra credere Zaia. L’autonomia fa talmente paura agli amministratori del Sud, che l’hanno chiesta pure loro, fra dubbi e vituperi da parte dei loro concittadini. L’ha chiesta la Puglia, ne ha intenzione la Calabria, l’ha chiesta la Campania, anche se ora c’è un ripensamento; ai parlamentari cinquestelle eletti a Sud (stragrande maggioranza) viene rimproverato di appoggiare l’Autonomia voluta dalla Lega, non di osteggiarla e per questo, non per il contrario, come senza vergogna sostiene Zaia, il loro indice di gradimento elettorale sta sprofondando; appoggiano la Lega e persino l’Autonomia contro il Sud, pure i dirigenti politici delle truppe coloniali cammellate meridionali di “quelli per Salvini”.
La secessione dei ricchi
La denuncia della “Secessione dei ricchi” non è venuta dai politici, dai partiti, dai ministri, dai parlamentari, dai presidenti di Regione (anzi…), da nessuno di quelli che, a Sud, sono nel sistema politico-amministrativo, ma contro di loro, dalla popolazione: cittadini senza cariche pubbliche e quasi mai tessere partitiche, docenti universitari, scrittori, professionisti, lavoratori, sindacalisti (pure la Cgil nazionale). Zaia ci prova con il gioco delle tre carte per confondere e raggirare. Ma non funziona.
«E ora secessione», urlò, subito dopo il referendum. Ok, se questo si vuole, ma senza trucco e senza inganno: si fanno i conti e ognuno per i fatti suoi. Mazziati, per un secolo e mezzo, non ci va di essere pure cornuti!