In questi giorni, gli americani manifestano in piazza per i diritti civili mentre il presidente Donald Trump e le forze dell’ordine vanno all’attacco della stampa. Trump apostrofa spesso i giornalisti come “i nemici del popolo”— lo fa in ogni occasione, dalle conferenze stampa ai comizi. E ora, con le manifestazioni di piazza, scaturite dall’assassinio di George Floyd da parte di un poliziotto di Minneapolis, i giornalisti sono vittime della violenza.
Giornalisti e video operatori, facili bersagli
Giornalisti e video operatori, che documentano le proteste, sono diventati facili bersagli sia della polizia sia dei manifestanti più violenti. Le scene della troupe della CNN arrestata dalla polizia in diretta TV a Minneapolis, hanno fatto il giro del mondo. Così come hanno destato enorme preoccupazione le scene della sede della CNN di Atalanta attaccata da manifestanti violenti, solo poche ore più tardi.
Militarizzazione della polizia
L’attacco ai giornalisti avviene in contemporanea con l’estrema militarizzazione delle forze di polizia e con l’impunità degli agenti accusati di aver commesso abusi e reati. Da diversi anni, le forze di polizia in America si sono dotate di equipaggiamenti utilizzati dalle forze armate dispiegate in combattimento all’estero. Sempre più spesso si vedono i blindati nelle città e gli stessi poliziotti sembrano militari in pieno assetto da guerra. Di pari passo, i cittadini che denunciano in tribunale abusi delle forze dell’ordine non riscontrano alcun successo. Infatti, una decisione della Corte Costituzionale nel 1967 ha reso molto difficile per un cittadino dimostrare che un poliziotto abbia agito in malafede.
Oltre 1.011 uccisi dalla polizia nel 2019
Secondo la banca dati del “Washington Post”, la polizia ha ucciso 1.011 persone negli Stati Uniti nel 2019. Le statistiche permettono di capire che c’è un problema razziale. Mentre i neri formano il 13% della popolazione americana, sono il 26% degli uccisi dalla polizia. Quando si leggono i dati rispetto alle persone disarmate uccise dalla polizia nel 2019, i neri salgono al 36%. Purtroppo, per il momento, non ci sono dati attendibili sui maltrattamenti subiti dagli americani per mano della polizia. Ma la percezione degli attivisti per i diritti civili è che le minoranze siano soggette a trattamenti discriminanti da parte delle forze dell’ordine.
Le proteste per l’assassinio di George Floyd
Molti americani sono scesi in piazza in tutte le maggiori città americane per manifestare contro l’omicidio di George Floyd da parte di un agente della polizia di Minneapolis. L’uso dei cellulari per catturare foto e video ha permesso, anche nel caso di Floyd, di documentare la brutalità della polizia. Le immagini agghiaccianti dell’assassinio hanno fatto il giro del mondo in pochi minuti. Un cittadino ha documentato in ogni suo momento il crimine commesso dall’agente di polizia, coperto e protetto dai suoi colleghi.
E così, gli americani sono tornati in piazza con immensa forza, come durante il periodo delle grandi manifestazioni per i diritti civili negli anni 60.
La reazione di Trump
Il presidente Trump ha risposto all’omicidio di Floyd e alle successive manifestazioni di protesta con varie minacce. Riprendendo una frase detta nel 1967 da un capo della polizia di Miami, un razzista, ha minacciato che “quando iniziano i saccheggi, s’inizia a sparare”. Successivamente, minacciando i manifestanti dinanzi alla Casa Bianca ha promesso di scatenare “cani feroci”… I messaggi di Trump infiammano una situazione già difficile, incoraggiando atti di violenza da parte della polizia.
La violenza contro i giornalisti
E così anche giornalisti e videoperatori finiscono al centro delle violenze. Nell’ultima settimana, già sono dieci gli episodi di violenza e di arresti di giornalisti, in alcuni casi di intere troupe televisive. La polizia ha sparato proiettili al peperoncino in pieno viso ad alcuni reporter. Una di loro ha perso un occhio. Si tratta di Linda Tirado, di 37 anni, colpita da un proiettile al peperoncino al viso a Minneapolis, mentre lavorava.
Segretario Generale ONU per la libertà di stampa
Lo scorso 4 maggio, il Segretario Generale dell’ONU, Antonio Guterres, in occasione della giornata internazionale per la libertà della stampa, ha ripetuto l’importanza dei giornalisti. “Quando i giornalisti vengono attaccati, le società vengono attaccate”. “Nessuna democrazia può funzionare senza la libertà di stampa e nessuna società può essere giusta senza i giornalisti che indagano su comportamenti illeciti e dicono la verità sul potere”.
Da meridionalisti e democratici siamo in pieno accordo con il Segretario Generale. I nostri storici ricordano come il regime Savoiardo reprimeva “Il Mattino” per attività anti-governativa, sequestrandolo ben sedici volte fra il 1896 e il 1899. I nostri grandi giornalisti, Edoardo Scarfoglio, Matilde Serao e Ferdinando Russo, subivano da parte delle autorità minacce e denunce allora come tanti bravi giornalisti li subiscono oggi in America e in tutto il mondo
Sarebbe ora che anche il Governo italiano prendesse una posizione sul maltrattamento dei giornalisti negli USA e altrove.
Alessandro Citarella — Segretario politico dei Meridionalisti